di David Trangoni (Futura news – Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

Nell’aula magna della Cavallerizza Reale, l’ex ministra della Giustizia francese, Christiane Taubira ha affrontato il tema dei diritti delle famiglie, materia sulla quale in Francia esiste una legge che porta il suo nome. La legge Taubira, che regola il matrimonio, è stata approvata a breve distanza dalla legge Cirinnà, che ha dotato l’Italia di regole più chiare sulle unioni dello stesso sesso, lasciando però troppo spazio alle interpretazioni.

Stimolata dagli interventi di Giulia Maria Cavaletto, docente di Sociologia della famiglia all’Università di Torino, Mariangela Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, Alessandro Battaglia, coordinatore di Torino Pride, e Angelica Scozia, avvocato familista, Taubira ha affrontato con determinazione e chiarezza le questioni fondamentali del diritto di famiglia, andando anche oltre. Taubira ha analizzato i pilastri della democrazia, che «si fonda sulle leggi, sulla loro approvazione parlamentare e sulla loro equa applicazione nella società, per impedire le discriminazioni e favorire l’integrazione di tutti», senza lasciare spazio alle decisioni a metà.

Sulla questione specifica dei diritti delle coppie omosessuali, Taubira è stata altrettanto chiara: «Tra diritto naturale e diritto positivo c’è contraddizione. Una legge dello Stato deve tutelare tutti, mentre il diritto di natura è il diritto del più forte. Il matrimonio è una questione centrale nel rapporto tra legge naturale e legge dell’uomo. Quando abbiamo costruito la legge sulla famiglia, abbiamo voluto preservare le libertà: la libertà di amare chi si vuole, di sposarsi e di proteggere la propria famiglia. Una questione di libertà individuale, ma soprattutto di uguaglianza davanti alla legge».

Il succo della lezione di Taubira è che dove c’è un cittadino bisognoso di diritti, lì lo Stato deve intervenire presto e in modo efficace, per non lasciare le persone da sole.