di David Trangoni (Futura news – Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

Secondo i dati dell’associazione Fortress Europe, nel 2016 sono stati ripescate dal Mar Mediterraneo oltre 181 mila persone, mentre 4.581 non sono state altrettanto fortunate. I minori non accompagnati giunti in Italia l’anno scorso, secondo i dati del Ministero dell’Interno, ammontano a 25.846, mentre le domande di asilo sono state 121.185. Nel 2017 sono già più di 24 mila i migranti sbarcati, secondo Unhcr.

Sono i numeri del dramma geopolitico che l’Italia sta vivendo come avamposto del fronte. In prima linea c’è Moas, acronimo inglese di “Stazione di aiuto ai migranti lontano dalle coste”, associazione fondata dall’imprenditrice Regina Catrambone e da suo marito per portare soccorso a chi si trova in pericolo in mezzo al mare.

Intervenuta al Piccolo Regio insieme a Gabriele Del Grande, fondatore di Fortess Europe e regista del film “Io sto con la sposa”, Catrambone è molto diretta nel parlare della tragedia: «È più facile guardare questi numeri che la faccia di una persona che sta morendo affogata e dirle che non la puoi salvare perché non  ci sono risorse. Dobbiamo essere noi cittadini ad attivarci, perché la politica non si muove». Catrambone e Del Grande sono d’accordo nel ricordare che l’emergenza dei migranti è costruita sul divario di mobilità consentita alle persone in giro per il Mondo. Moas, nato come progetto pilota nel 2014 con il varo della nave Phoenix, è ora una realtà riconosciuta a livello internazionale, ma non basta: «Non possiamo continuare a gestire l’urgenza – ha avvertito l’imprenditrice – ma dobbiamo attivarci per gestire umanamente i flussi».

C’è ancora molto da fare a livello di diritti, secondo Del Grande: «La mobilità è fonte di discriminazione. Solo chi ha il passaporto giusto può viaggiare. Il sistema andrebbe azzerato e messo in mano agli esperti». Secondo i relatori, la questione è molto più ampia del dramma sulle coste italiane ed esige una risposta convincente da parte dell’Europa unita.