Che cos’è la violenza? Chi sono i violenti? Fanno sempre rumore? La violenza colpisce nell’intimo di una casa o piuttosto in una piazza buia? In parole urlate o in silenzi assordanti? In presenza o a distanza?
Come si riconoscono i comportamenti, le decisioni, le relazioni violente? E come è possibile difendersene?
Obiettivo di questo percorso è smascherare la violenza in ogni sua forma, soprattutto in quelle meno scontate, più velate e subdole, perché saper riconoscere un problema, come sempre, è il primo strumento per contrastarlo.
Il percorso riflette dunque sulla percezione che i giovani hanno dei vari tipi di violenza, osservati, ascoltati o sperimentati nel proprio vissuto; si lavorerà sull’analisi di episodi violenti in cui si imbattono nella quotidianità e sulla lettura e sulla loro interpretazione che circa l’origine, l’immagine e la costruzione della violenza.
L’etimologia ci ricorda che questa parola, che significa, letteralmente, “forza eccessiva”, ha al suo interno la radice di vis, vittoria. Ogni volta, ad esempio, che una persona perpetra violenza su un’altra, quindi, “vince”. Una parola più guerrafondaia di questa, in effetti, è difficile da trovare.
Il percorso propone una riflessione sulla violenza di genere, ma anche sulla violenza del patriarcato sui maschi. Parleremo delle dinamiche tra genitori e figli, dei gruppi di adolescenti, della banalità, della contagiosità e dell’ereditarietà del male. Esploreremo la nozione di giustizia necessaria e del perdono come forma più alta di non violenza. Il percorso vuole, inoltre, indagare sul corpo come luogo sia di violenza sia di resistenza, considerando la mutilazione di parti di “sé” o, al contrario, un “sé” che opprime gli altri. Affronteremo il tema delle parole violente, delle maldicenze e della violenza silenziosa, nonché della resistenza alla violenza senza azioni e senza clamore. Discuteremo delle leggi violente “per sottrazione” e presenteremo esempi virtuosi di persone che hanno spezzato le catene di legami tossici.
Si è scelto di usare un approccio multidisciplinare e diversi livelli espressivi: narrativo, visivo e, appunto, corporeo.
Durata percorso:
3 incontri di due ore l’uno
Gli incontri sono progettati come veri e propri “laboratori”, in cui si prevede l’interazione delle classi a partire dagli stimoli proposti (opere cinematografiche, teatrali, fotografiche, letterarie, musicali, artistiche e pubblicitarie), rielaborandoli in altrettante risposte personali e creative, da condividere con il gruppo classe. L’obiettivo è mettere in campo tutte le potenzialità narrative delle ragazze e dei ragazzi anche là dove un disagio non esplicitato si potrebbe trasformare in tabù o in silenzio.
L’ultimo incontro prevede, infine, un laboratorio condotto da una psicodrammista. I partecipanti avranno la possibilità di esplorare in modo empirico e interattivo alcune delle tematiche affrontate durante il percorso: useranno il corpo, la voce e l’azione scenica per rappresentare situazioni e dinamiche legate alla violenza. Lo scopo dell’incontro sarà promuovere una maggiore consapevolezza, l’ascolto empatico e la ricerca di modalità costruttive per gestire emozioni intense e situazioni conflittuali. La conduzione sarà volta a creare un clima di fiducia e di non giudizio, incoraggiando l’espressione autentica di sé.