Filosofi, artisti, poeti, scrittori, storici, economisti e studiosi tutti, da sempre, riflettono e si interrogano sul tema del cambiamento, essendo questo così profondamente legato alla vita e alle esperienze da ognuno vissute. Secondo Carl Gustav Jung, “l’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati”; “voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno” sosteneva Antonio Gramsci; José Saramago afferma che “bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si era visto di notte”. Per tornare al forsepiù noto “Panta Rei”, il “tutto scorre” di Eraclito: “nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo”.

Quante volte ci siamo domandati o abbiamo domandato ad altri “Non è più lo stesso? O è la stessa cosa?”. Allora ci deve essere stato un cambiamento.

Il cambiamento si riferisce a tutte quelle persone, cose o situazioni che sono diverse da ciò che erano prima. Esso è ovunque nella vita: le stagioni per esempio mutano continuamente, dall’estate all’autunno, dall’inverno alla primavera. La parola “cambiamento” può descrivere talvolta una trasformazione drastica, come avviene al protagonista de La metamorfosi di Kafka,oppure riferirsi a piccole e impercettibili modifiche nella struttura delle molecole, per opera di un innalzamento della temperatura, per esempio.

Vi sono mutazioni individuali o collettive; cambiamenti che avvengono gradualmente, in una vita o in un solo istante. Il terrore del cambiamento è legittimo, così come il desiderio smodato di esso. C’è chi vuole cambiare il mondo ma non riesce a partire dal proprio microcosmo. Nel senso letterale del termine siamo già cambiati alla fine della lettura di questa parola.

Ma siamo tutti certamente “stati cambiati”, almeno una volta nella vita, da una persona, da una canzone, da una danza, da un incontro, da un libro, che ci hanno proiettato in altri, nuovi,
tanti mondi. E quando pare arrivare la fine del mondo? Allora occorre cambiare per forza, ma forse è in nostro potere scegliere come farlo. E poi ci sono le parole, che hanno il potere di
distruggere mondi interiori ed esteriori o di dipingere e aprire nuovi orizzonti.

In questo percorso rifletteremo insieme agli studenti su cambiamenti epocali, sui grandi cambiamenti – negativi o virtuosi – generati dalla pandemia ancora in atto, sulle enormi trasformazioni che accompagnano la crescita individuale, sull’idea di fine e sulla ricostruzione di nuovi universi, su come una parola giusta o sbagliata abbia davvero il potere di cambiare il mondo. Tramite un laboratorio didattico a distanza, i ragazzi e le ragazze saranno chiamati, individualmente e in role play di gruppo, a dar forma alla loro idea di cambiamento e a produrre scenari possibili e impossibili di rivoluzione.

A cura di Giada Giustetto.

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