In collaborazione con GRIST – Gruppo Italiano Studio Terrorismo

La radicalizzazione violenta è un fenomeno recente, imprevedibile e invisibile. È imprevedibile in quanto non segue uno sviluppo comune e i soggetti radicalizzati o a rischio di radicalizzazione, presentano profili biografici eterogenei, nonostante si tratti spesso di giovane affascinati dalla propaganda jihadista offerta dal web. Che peso ha la religione nella scelta estremista? Quali sono le motivazioni che la comportano? La risposta deve essere ricercata, in primo luogo, nella speranza di colmare una crisi identitaria, che colpisce maggiormente i figli di immigrati (le famose seconde e terze generazioni). E inoltre, se è vero che il razzismo e le discriminazioni su base culturale e religiosa sono all’ordine del giorno e normalizzate nel nostro paese, che ruolo ha tutto ciò nei processi di radicalizzazione violenta? Il fenomeno può essere definito invisibile nella sua fase iniziale, definita pre-radicalizzazione “per cui si intendono i fattori contestuali che rendono un individuo ricettivo all’estremismo” e in parte nell’identificazione, che si manifesta quando “l’individuo si allontana dalla sua identità o dal suo comportamento precedente”. Culmina, al contrario, nella massima visibilità delle sue conseguenze attraverso “spettacolari” attentati terroristici. Prevenire la radicalizzazione violenta tra i giovani è imperativo e per farlo è necessario risalire alle radici, alle origini del problema, non per giustificarlo, quanto per creare una base da cui partire per la sua risoluzione. Tornare alle radici può rappresentare anche un’occasione per interrogarsi sulla nostra società, plurale e multiculturale, e sul suo avvenire.

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Referenti percorso: Mariachiara Giorda ed Elena Sonnini

email: mariachiara.giorda@gmail.com