di David Trangoni (Futura news – Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

Il nostro Paese è diviso tra una partecipazione della gente alle decisioni politiche ridotta ai minimi termini nella storia della Repubblica e un attivismo politico che dal basso si sta diffondendo nel Paese. La lezione sull’evoluzione dei luoghi e degli spazi democratici che Tomaso Montanari ha tenuto oggi alla Cavallerizza Reale ha delineato un quadro sinistro del patrimonio culturale e ambientale italiano, specchio della condizione della nostra democrazia. «Ci sono migliaia di cittadini che si impegnano quotidianamente nella vita pubblica in forme alternative di solidarietà sociale, ma da anni non votano nemmeno alle comunali – ha detto Montanari. – La priorità è risollevare la partecipazione popolare».

In questo periodo di crisi, gli italiani stanno mostrando di tenere particolarmente ai beni comuni. La cultura è lo spazio in cui questo spirito di partecipazione si sta facendo sentire con forza, tra musei autogestiti e progetti di riqualificazione di monumenti in condizioni di abbandono. Lo Stato è spesso assente e sta operando un taglio sistematico degli addetti del settore, malgrado questo sia tutelato dall’articolo 9 della Costituzione.

Alla fine della discussione, una giovane studentessa che non trova spazio di ricerca qui in Italia, ma non vuole trasferirsi all’Estero, chiede un consiglio a Tomaso Montanari. Non risponde il professor Montanari, ma il cittadino Tomaso: «Come professore ti direi di andare all’estero e continuare le tue ricerche, perché hai una sola vita e nessuno ti può chiedere di sacrificarla, però storie come questa ce ne sono troppe e sono il motivo per cui l’Italia è in questa situazione. Le istituzioni stanno sabotando lo Stato dall’interno. Dobbiamo riprenderci lo Stato».