di David Trangoni (Futura news – Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

Nella lezione di questa mattina al Teatro Carignano, Gustavo Zagrebelsky  ha rivolto critiche severe alla nostra società, in corsa verso un progresso irraggiungibile. Questa corsa senza meta produce un’umanità stressata, costruita sulla sopraffazione.

Ogni epoca ha delle parole che la definiscono. Il mondo di oggi si fonda su parole come sviluppo, crescita, competitività, successo, riconducibili all’unica parola che comanda: “business”. La missione di oggi, secondo il professor Zagrebelsky, è cercare la parola che non c’è, «una parola che contrasti quelle che dominano il nostro tempo; che ci chiarisca le idee sul tempo che stiamo vivendo e ci indichi il futuro».

Zagrebelsky ha affrontato la questione della globalizzazione, che «ha reso il mondo un posto ingovernabile». Nella società della competizione, gli unici valori sono ricchezza, potere e fama. A questi vizi è associata la tirannia, il desiderio malato di prevalere, il regno dell’apparenza. Più l’apparenza è forte, più il potere è forte.

Oggi non ci sono le risorse per tenere il ritmo della marcia forzata verso il successo: «Guardandoci intorno cogliamo l’impotenza dei governi che si affannano per cercare di tappare le falle di una nave che va a picco. Le politiche economiche tappabuchi soddisfano le esigenze dei creditori rispetto al debito pubblico, ma questo non fa che accentuare le cause della crisi».

Le parole del nostro tempo occupano spazio, ma non sono comunicative e «adoperandole contribuiamo all’opera di dissoluzione della società», costretta a cavalcare l’onda dello sviluppo, a costo di sommergere per sempre chi non ha le risorse per tenersi a galla.

Siamo dentro un labirinto: per Zagrebelsky possiamo trovare il nostro filo d’Arianna contestando le parole del catechismo degli affari. Al frastuono possiamo contrapporre silenzio; alla massa, solitudine; all’accelerazione, rallentamento. «Mancano misura ed equilibrio, condizioni fondamentali per ritrovare noi stessi», rivedendo la nostra scala di valori.