di David Trangoni (Futura news – Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

L’Europa vive un paradosso da cui sarà complicato uscire. L’Unione ha la necessità di aumentare il livello di integrazione tra gli Stati, ha le idee e le risorse per farlo, ma i cittadini europei non ne sentono l’esigenza. In questo processo di dis-integrazione dominano i movimenti nazionalisti e populisti. Ne hanno parlato alla Cavallerizza Reale gli studiosi Bernard Manin, Claus Offe e Mario Telò, moderati da Lucia Annunziata.

La resurrezione dei nazionalismi e, soprattutto, dei regionalismi mette a serio rischio la definizione stessa di Europa, persa in una crisi di identità «che non le permette di riconoscere le proprie responsabilità nella crisi, che ha posto le basi per la nascita dei movimenti sovranisti», come ha detto Lucia Annunziata introducendo il tema. Ormai sembra essersi perso il senso di un’unione degli stati europei ma Mario Telò, professore di Relazioni internazionali a Bruxelles, vede la soluzione nel «ripartire da organismi di cooperazione regionale, che in alcune parti del mondo funzionano bene. La democrazia è possibile oltre i confini nazionali e lavorare a livello regionale aumenta la coscienza democratica interna. Magari con un’Europa a più velocità».

Claus Offe, politologo, vede le cause della perdita di credibilità delle democrazie e dell’Unione nella complessiva difficoltà del contesto politico-economico globale, dove ormai gli equilibri si sono spostati e la difesa dei confini diventa sintomo della «paura dell’invasione, economica prima ancora che demografica. I nuovi nazionalismi non esplodono con colpi di stato come negli anni ’30, ma si insinuano negli ingranaggi democratici, minandoli dall’interno con la paura e il vittimismo». Secondo Bernard Manin, docente di Scienze politiche a Parigi e New York, la soluzione non è legittimare il potere con la volontà diretta del popolo, ma insistere con «strumenti democratici, come la rappresentatività e il parlamentarismo, che segnano la via per riguadagnare credibilità e placare l’insicurezza».