di Marco Gritti (Master in giornalismo “Giorgio Bocca”)

Sulla questione migranti un’uscita di emergenza, da qualche parte, dovrà pur esserci, tra strumenti di regolazione dei flussi e politiche di accoglienza in Italia. Proprio queste ultime sono state il tema al centro della conferenza con Daniela Di Capua, direttrice Sprar, Mario Morcone, capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, e Raffaela Milano di Save the Children.

Il lavoro da fare, in questo senso, deve cominciare dalla conoscenza della reale dimensione del fenomeno: in Italia, dice Daniela Di Capua, «non siamo di fronte a una invasione». La direttrice di Sprar denuncia la disinformazione e la mancanza di capacità di fare analisi critica su larga scala. Uno dei punti più caldi nel dibattito pubblico, quello sui costi dell’accoglienza, sarebbe infatti condizionato da una «cortina fumogena nella narrazione: detto che l’accoglienza dei richiedenti asilo è un dovere sancito dalla legge, i fondi per l’accoglienza dei migranti non vengono sottratti ad altri capitoli di spesa, ma in primo luogo dal budget del Ministero dell’Interno». Una cifra quantificabile, secondo Morcone, in un miliardo e 650 milioni di euro, la maggior parte dei quali, tuttavia, creano un indotto locale, perché vengono spesi nell’acquisto di beni o servizi, tra negozi, consulenze e visite mediche. Il che si traduce, conclude Di Capua, in «solo due o tre euro che finiscono nelle tasche delle persone, che poi oltretutto li spenderanno in Italia creando ulteriore beneficio all’economia locale».

Non tutto, però, è sotto controllo. Spesso, infatti, i ragazzi arrivano in Italia lungo rotte pericolose e si trascinano con sé i debiti che le famiglie, nei paesi d’origine, hanno dovuto sostenere per organizzare i trasferimenti. Ragazzi che, una volta arrivati qua, hanno innanzitutto la preoccupazione di guadagnare per ripagare i debiti contratti. Un circolo vizioso, che finisce spesso per alimentare affari illegali, come traffico di droga e prostituzione. Il che rende difficile integrare questi ragazzi in piani di istruzione.

Ancora una volta, l’uscita da questo stato di emergenza va trovata su un piano di cooperazione che sia europeo e internazionale: «l’Unione si fonda su belle parole, ma quando c’è da mettere in atto i principi, finora, è mancata», dice Di Capua. Ma il punto critico da risolvere, secondo Morcone, è anche quello di «attivare canali legali per arrivare in Italia».